Dalla pasta secca allo zucchero

Il negozio CiBiØ in via Tasso 46 Una novità bio e a chilometro zero

Il negozio CiBiØ in via Tasso 46 Una novità bio e a chilometro zero
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Ha aperto solo da pochi giorni, ma ha già fatto parlare di sé. Sarà stato merito dell'inaugurazione col botto, sabato 10 ottobre, che ha registrato oltre trecento presenze (e ben 105 scontrini battuti) o forse della sua presenza genuina in un borgo storico del centro. Sarà quel che sarà, ma CiBiØ è già un must in via Tasso (per la precisione, lo trovate al numero 46).

Aperto per volontà di Francesca Cigliano, CiBiØ rappresenta un nuovo capitolo nella storia personale di quest'architetto dagli occhi verdi, che ha deciso di mettersi in gioco per dare una svolta alla sua vita, nonché per riportare nuovamente i piccoli negozi di alimentari nel centro cittadino. «Era da circa un anno che meditavo di aprire un'attività mia – inizia a raccontare Francesca – Gli alimentari sono spariti nei borghi, quindi mi piaceva l'idea di reinserirli in queste piccole realtà». Da lì a passeggiare distrattamente in centro accanto al suo fidanzato e imbattersi in questo magnifico spazio in disuso è stato un attimo di fortuita questione astrale. Come una stella cometa, davanti a cui bisogna esprimere subito un desiderio prima di vederla scomparire nella notte, così Francesca ha colto al volo il destino che l'ha condotta per mano proprio davanti alla vetrina che, oggi, è diventata la sua seconda casa.

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«Uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non ha mangiato bene», scriveva Virginia Woolf e così si legge sul muro dietro il bancone: questa citazione letteraria è perfettamente in grado di spiegare l'essenza del punto vendita: una bottega del biologico, sfuso e chilometro zero. Il nome è già tutto un programma, perché sottende alle parole cibo + bio + zero. Circa 300 referenze, suddivise tra pasta fresca, pasta all'uovo, farina, legumi, cereali, biscotti, zucchero di canna, cioccolata, tè, tisane, succhi, bevande, cracker salati, fette biscottate, marmellate, conserve, composte, gallette, preparati per zuppe, creme e condimenti per pasta e bruschette, sughi, sale, sale aromatizzato, origano di Pantelleria, capperi di Pantelleria, pelati, passata di pomodoro, latte a lunga conservazione, formaggi di latte vaccino, di capra e di bufala, salumi, frutta e verdura fresca, yogurt, dessert, grappe, distillati, vini di cantine del territorio e birre artigianali locali sono i protagonisti del regno di Francesca.

«Lavoro principalmente con produttori della zona, la maggior parte biologici». Dei suoi venti fornitori, infatti, non tutti possono vantare questo titolo e la dottoressa Cigliano, per correttezza, lo dice chiaramente: «Ho realizzato una legenda che spiega bene i prodotti: ci sono quelli biologici o prodotti da un'azienda in conversione, c'è l'equo e solidale, la certificazione fairtrade, il km 0 e il presidio Slowfood». Una trasparenza disarmante, che va a braccetto con un'altra accortezza dedicata ai suoi clienti: l'acqua la offre lei, è lì per tutti, da versare e da bere. «Ho preso le ultime analisi dell'UniAcque, che testimoniano come l'acqua di Bergamo sia buona: perché dovrei far pagare dell'acqua confezionata e imbottigliata, quando le nostre sorgenti ce ne regalano una già così pura?», alza le spalle Francesca, senza rendersi conto di essere tra le poche commercianti a non spingere verso un consumismo a tutti i costi. Quei dati di purezza sono lì da leggere, posti in bella mostra sul bancone in vetrina, proprio dietro i dispenser di pasta secca, «uno dei punti di forza del negozio».

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46 metri quadrati suddivisi tra spazio vendita e magazzino, interamente arredato da lei (ed ecco l'anima dell'architetto che viene fuori): «Io ho disegnato la mia idea di banconi e scaffali e la cooperativa Palm Design l'ha realizzata - spiega Francesca – li ho conosciuti alla fiera Fa' la cosa giusta di Milano, sebbene siano di Mantova. È una cooperativa senza finalità di lucro, che ha lo scopo di sviluppare e gestire, attraverso lo svolgimento di diverse attività soprattutto in campo ambientale, l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Per i mobili del mio negozio, hanno usato solo pallet con legno certificato, derivato solo da foreste controllate». Uno spazio ordinato, accogliente, dall'effetto molto naturale, perfettamente in linea con l'anima dell'attività.

«Anche la divisa l'ho disegnata io, insieme a mia cugina, che ha un negozio di accessori, oggettistica e hobbistica, anche se, a dir la verità, sono stata sostenuta da tutta la mia famiglia: in primis dai miei genitori, che mi hanno aiutata nell'investimento iniziale». Una gratitudine che non è affatto data per scontata, visto che lei, prima di adesso, si è sempre rimboccata le maniche nel lavoro, dal primo studio di architettura in cui ha messo piede, a quello di progettazione del verde di suo padre in cui ha lavorato per qualche tempo, fino al cantiere che ha seguito in Turchia. «Avere l'appoggio della mia famiglia e del mio fidanzato è stato indispensabile», ripete più volte nel corso dell'intervista con un sorriso timido. Per il futuro, sogna d'ingrandirsi e di poter assumere una persona che faccia le consegne della spesa a domicilio con la bici elettrica, «perché altrimenti, fino in città alta, è dura...». Gentile con tutti e attenta a qualsiasi argomento. Come si fa a non augurarle il meglio? In bocca al lupo CiBiØ!

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